verdi del trentino
    archivio generale articoli, lettere, comunicati e interviste dalla stampa
ANNI:
  2021 - 22   2019 - 20 2017 - 18 2015 - 16 2013 - 14 2011 - 12 2009 - 10 2007 - 08 2005 - 06 2003 - 04 2000 - 02
torna a precedente    
   

 HOMEPAGE

  I VERDI
  DEL TRENTINO

  
  CHI SIAMO

  STATUTO

  REGISTRO CONTRIBUTI

  ORGANI E CARICHE

  ASSEMBLEE
  CONFERENZE STAMPA
  RIUNIONI


 ELETTI VERDI

  PROVINCIA DI TRENTO

  COMUNITÀ DI VALLE

  COMUNE DI TRENTO

  ALTRI COMUNI


 ELEZIONI

  STORICO DAL 2001


 ARCHIVIO

  ARTICOLI

  DOSSIER

  CONVEGNI

  INIZIATIVE VERDI

  PROPOSTE VERDI

  BIBLIOTECA

  GALLERIA FOTO

  

      

Trento, 7 luglio 2007
TRENTO 2020: QUEI VUOTI SUL FUTURO DELLA CITTA’
di Sandro Boato
da l’Adige di sabato 7 luglio 2007

La sera del 4 luglio, al teatro Sociale, si percepiva l’attesa di un grande evento, tale era la presenza soprattutto giovanile e – non scontata nell’ambiente dell’architettura e dell’urbanistica – quella femminile.

Il film-documentario «2020/Viaggio nella città in trasformazione» non lasciava a desiderare sul piano cinematografico, salvo la eccessiva presenza dell’attore protagonista (Enrico Marteo) peraltro bravo, i primi piani impietosi e insistiti di volti segnati dall’età, la clamorosa assenza della donna tra i soggetti attivi – sia nel filmato e che nella tavola rotonda successiva.
Quanto al contenuto, la Trento del futuro appare proiettata tutta in positivo sull’università, la ricerca, l’innovazione e sull’architettura delle «grandi firme». L’altra faccia della città è stata addirittura ignorata anche visivamente; importanti aree industriali dismesse, così profondamente inquinate da non potersi utilizzare (come la ex Sloi e la ex Prada), la pessima macro-edilizia di Trento-nord terziaria-residenziale e del centro commerciale, la brutta periferia di Roncafort e parte di Gardolo, la colata cementizia delle «ville» sulla collina di Martignano, per limitarsi ad esempi.

Degli intervistati personalmente soltanto Joan Busquets – da urbanista – ha saputo esporre un disegno urbano di qualità, con linguaggio chiaro, anche se il suo progetto dipende in toto dall’interramento della ferrovia, e Mario Botta – da architetto – ha evidenziato il legame tra creatività progettuale, istituzioni e tessuto urbano e sociale. È poi stato piacevole sentir dare tanta centralità a un «grande parco nell’area ex Michelin». Però, ha precisato Renzo Piano, «se non si alzano gli edifici non si libera terreno per il verde». È la conferma della dipendenza dei risultati progettuali dalle forze economiche, più che dal valore dei tecnici.

Ma il 2020 di Trento dipenderà da un altro «vuoto» del documentario: la riforma del sistema del traffico, la cui crescita è da tempo incompatibile con la città serrata nel fondovalle, tra autostrada, ferrovia, circonvallazione e fiume, e minacciata da una terza corsia autostradale, che diverrebbe «necessaria» con l’autostrada Valdastico. Ciò aggraverebbe anche il già preoccupante inquinamento atmosferico. Inoltre il centro storico restaurato e pavimentato è sicuramente bello, ma occupa un sessantesimo dell’area urbana e la vivibilità va garantita equanimemente alla periferia e alle fasce intermedie. Manca ancora un arco di parcheggi che fermi al margine periferico le auto dei pendolari dalle frazioni e dalle valli, un metodo dissuasivo dall’ingresso delle auto al centro-città, un collegamento a tappeto-scala mobile con l’università collinare.

Sul futuro della città dunque la riflessione è appena cominciata.

 

      

archivio articoli
dell'autore

sandro boato

altre pubblicazioni
dell'autore in
biblioteca verde

 

   

torna su